Cappella Corsaro

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Cappella Corsaro
Cappella Corsaro o dell’Annunziata
Bottega di Pietro Cavallini
1333 – affreschi

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È una delle cappelle gentilizie che, edificate nella basilica del Crocifisso, in parte furono demolite e in parte ridotte di misura per dare regolarità geometrica all’erigendo chiostro del Paradiso. La sua più antica attestazione risale al 1333, quando ne assunse il patronato la famiglia Corsaro. La cappella era interamente ricoperta di affreschi, oggi purtroppo poco leggibili e in alcuni casi ridotti a sinopia. Le due pareti laterali tuttavia ci consentono di identificarne il programma decorativo.
A destra di chi entra dal chiostro, su due registri intervallati da una cornice a mensole, sono presenti, in alto, sei Profeti, raffigurati a mezzobusto e recanti ciascuno un cartiglio. Un profeta, in parte ancora visibile, è stato tagliato con la costruzione, nel corso del XV secolo, dell’arco confinante con la basilica. Nel registro inferiore figura una sbiadita teoria di santi a figura intera, fatta eccezione per l’angelo crucifero, identificabile con l’arcangelo Michele, e di un santo con il rotolo ai lati della porta.
Sulla parete opposta è rappresentata la Dormitio Virginis. Nella parte superiore sono infatti rappresentati la Vergine con il Bambino, racchiusi nella mandorla, tra schiere di angeli e profeti, mentre in basso sono disposti gli Apostoli. Nel sottarco della porta di ingresso sono appena visibili l’Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata. L’intero ciclo reca una chiara impronta cavalliniana, con rimandi puntuali agli affreschi di Santa Maria Donnaregina di Napoli, soprattutto nella disposizione dei Profeti e nei caratteri fisiognomici delle figure.

 

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