La Basilica del Crocifisso e il Museo Diocesano

La Basilica del Crocifisso
La Basilica del Crocifisso

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La Basilica del Crocifisso, intitolata in antico all’Assunta, poi ai ss. Cosma e Damiano, trae la sua denominazione dal crocifisso ligneo un tempo collocato sull’altare maggiore.
L’edificio costituisce il primo nucleo del complesso episcopale. Viene citato sia in un documento risalente al VI secolo che nel Chronicon Salernitanum, manoscritto anonimo del X secolo; in quest’ultimo è ricordato l’episodio di Sicardo, principe longobardo di Salerno, che attaccò Amalfi nell’839, devastando la città e la chiesa, al fine di sottrarvi le reliquie di santa Trofimena, ivi custodite.
Presumibilmente, a seguito dell’evento, Amalfi beneficiò di aiuti per la ricostruzione della chiesa, anche grazie alla protezione del papa Leone IV (847-855).
Senza dubbio l’edificio fu ampliato a partire dal 987, durante il governo del duca Mansone III (985-1004), quando la chiesa episcopale ottenne dal papa Giovanni XV l’innalzamento a dignità metropolitana.
L’impianto, a tre navate senza transetto, si può far risalire con sicurezza a questa fase e ad un successivo intervento costruttivo realizzato entro la metà dell’XI secolo.
L’attuale configurazione, a navata unica, è il prodotto di tre interventi significativi: il primo, risalente alla fine del Duecento, finalizzato all’edificazione del chiostro del Paradiso, che richiese, per esigenze di spazio, l’abbattimento della navata sinistra della chiesa. Più radicale fu quello successivo alla riforma tridentina, che comportò la demolizione della navata destra. L’antico colonnato – in parte visibile -, che un tempo metteva in comunicazione la basilica del Crocifisso con la cattedrale di sant’Andrea, venne inglobato nella nuova parete divisoria lungo la quale, nell’una e nell’altra chiesa, presero posto diverse cappelle gentilizie.
L’ultimo intervento, attuato a partire dal 1931, è consistito in un complesso e discusso restauro che ha drasticamente liberato l’edificio dalle sovrastrutture barocche, mettendo in luce il primitivo sistema murario medievale, nel tentativo di restituirne la configurazione originaria.
Nel corso dell’ultima campagna di restauro venne valutata l’opportunità di destinare l’edificio a finalità espositive, consentendone la pubblica fruizione. Risale al 1996 l’istituzione del Museo, che raccoglie argenti, paramenti sacri, croci, reliquiari, appartenenti al tesoro della cattedrale, oltre a pregevoli sculture lignee e dipinti di varia cronologia e provenienza. Il ricco patrimonio artistico si è costituito nel corso dei secoli grazie al forte sentimento devozionale tributato all’apostolo Andrea, di cui la cattedrale custodisce le spoglie.
Insieme alle opere esposte, fanno parte integrante del museo le colonne, i capitelli, i bassorilievi, le iscrizioni e gli affreschi che costituivano l’arredo dell’antica basilica.
Nella zona absidale e presbiteriale è stato lasciato libero uno spazio destinato a mostre, convegni ed altri eventi culturali.